La Reggia dei Principi Ferrero Fieschi

Il Palazzo Ferrero Fieschi costituisce un vero e proprio tesoro nascosto del territorio biellese. L’esterno semplice e austero cela agli occhi dei passanti la preziosità dell’interno, riccamente decorato: stanze affrescate, soffitti a cassettoni decorati e pregevoli stucchi rendono il Palazzo una vera e propria Reggia, degna residenza di una famiglia principesca. Prima della sua vendita al Comune di Masserano nel 1867, il Palazzo costituiva infatti la residenza della famiglia Ferrero Fieschi, che edificò il Palazzo tra la fine del XVI secolo e la seconda metà del XVII secolo.



Il primo nucleo del Palazzo, sorto ad opera di Claudia di Savoia Racconigi e del figlio Francesco Filiberto tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII secolo, è articolato su due livelli e comprende le prime quattro sale del piano nobile e le stanze del secondo piano e del Torrione, oggi purtroppo non visitabili. Le sale del piano nobile sono caratterizzate dai bellissimi cassettoni lignei del soffitto, tutti decorati a tempera, e dalle pitture a fresco che ornano la parte alta delle pareti, con una fascia decorativa in cui si aprono cartelle con la raffigurazione di episodi biblici. Nella prima delle quattro sale è oggi custodito il preziosissimo altare ligneo della Chiesa di San Teonesto, trasportato qui negli anni Ottanta del Novecento, ed opera dello scultore Bartolomeo Tiberino d'Arona.




Il secondo nucleo del Palazzo è costituito dagli ampliamenti voluti dal nipote di Claudia, il principe Paolo Besso, e comprende: due sale di rappresentanza (la Sala degli Eroi e delle Eroine e la Sala dello Zodiaco) e tre stanze minori a carattere più privato (la Saletta dell'Aurora, la Saletta delle Arti, probabile studio del Principe, e il Gabinetto dell’Alcova). La critica attribuisce il fregio della Sala degli Eroi e delle Eroine, così detta per le scene tratte da episodi di storia greca e romana, a Carlo Francesco Nuvolone, mentre gli affreschi della Sala dello Zodiaco sono ritenuti opera di Ercole Procaccini il Giovane. Alle pitture del soffitto a cassettoni di quest’ultima sala, raffiguranti le dodici divinità dell’Olimpo, avrebbe invece lavorato Federico Bianchi, genero di Ercole. Sempre in questa sala si trova un monumentale camino in marmo nero, sormontato da un ricco apparato decorativo in stucco, in cui è incastonata una tela raffigurante Marco Curzio che si getta nella voragine, episodio tratto dal settimo libro dell’Ab Urbe Condita di Tito Livio.



Gli stucchi del camino, così come l’apparato decorativo, sempre in stucco, che orna il fregio dello Zodiaco, vanno messi in rapporto con le decorazioni della Galleria, la quale costituisce il terzo nucleo di edificazione del Palazzo, voluto da Francesco Ludovico Ferrero Fieschi e da Francesca Maria Cristina Simiana di Pianezza in occasione del loro matrimonio avvenuto il 2 agosto 1660. Oggi purtroppo divisa in stanzette e visitabile solo nella prima parte, la galleria è lunga ben 41 metri, con una volta a sesto ribassato interamente coperta di stucchi, e termina con la cappella privata del principe. Il modello per questa galleria è costituito da una delle due gallerie presenti un tempo nel Castello del Valentino a Torino e anche l’apparato decorativo a stucco presenta notevoli assonanze, tanto che studi recenti hanno attribuito gli stucchi di Masserano a Giovan Luca Corbellino da Lugano, attivo negli stessi anni proprio al Valentino.



Concludono il percorso all'interno del Palazzo tre stanze forse facenti parte dell’appartamento privato del Principe: la Sala di Eolo, la Sala di Plutone e Proserpina e la Sala delle Allegorie, così detta per la raffigurazione sulla volta delle Allegorie dei Cinque Sensi. Le pitture delle prime due stanze andrebbero riferite, secondo gli studiosi, a Carlo Francesco e al fratello Giuseppe Nuvolone, coeve quindi alla decorazione della Sala degli Eroi e delle Eroine.




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